Insieme, nel segno della speranza

Il mistero dell’uomo, la sua fragilità e la sua grandezza, i suoi limiti e le sue potenzialità, il suo eterno interrogarsi, e il suo bisogno di senso ci interpellano e ci mobilitano. Il suo smarrimento, i suoi fallimenti, i suoi errori, il suo perdersi e il suo ritrovarsi sono parte della nostra vicenda personale e motivano il nostro agire sociale. Condividiamo appassionati la sua lotta, la sua fatica, la sua sofferenza. Seguiamo grati, con stupore e gioia i suoi cambiamenti. Camminiamo insieme nella stessa ricerca di senso. Abbiamo sete di giustizia, di pace, di bontà, di rinnovamento. Leggiamo iscritto nei suoi bisogni, nei suoi desideri, nelle sue aspirazioni e nelle sue idealità l’appello ineludibile a ciò che supera la nostra vita singola e la proietta verso la natura, il mondo, gli altri e l’Altro. L’ascolto, il rispetto, l’empatia, l’onestà nei rapporti, l’amore responsabile, il prendersi cura, la compassione, la condivisione, il coinvolgimento in un cammino comune con le persone a cui offriamo il nostro servizio sono gli atteggiamenti che informano il nostro operare. Aspiriamo a costruire realtà che, mentre svolgono il compito di accogliere, sostenere e accompagnare persone in difficoltà, si propongono di contribuire allo sviluppo di una società solidale a misura d’uomo che lotta contro l’esclusione e pratica l’inclusione.


La Federazione nata nel 1981 dall’esperienza dei primi Ceis fonda il suo essere in “Progetto Uomo” e nella partecipazione dei Centri associati.

a. Persegue un profilo federativo alto, che abbia nella formazione, nella solidarietà, nei rapporti istituzionali, nella costruzione di alleanze gli elementi di forza.

b. è frutto della partecipazione e dell’apporto specifico della diversità dei Centri. In tal senso è indispensabile che promuoviamo nella Federazione un adeguato livello di partecipazione dei membri al fine di favorire la condivisione e l’appartenenza, dando valore alla logica dello scambio e della crescita comune, nella reciprocità, promuovendo la solidarietà tra gli enti aderenti. Gli stessi si impegnano a promuovere la federazione nel proprio territorio. Forte del senso di appartenenza e della partecipazione coerente dei suoi aderenti, la Federazione intende creare rapporti e collaborazioni con le istituzioni politiche e sociali per dare spessore alla sua presenza ed al suo operato su tutto il territorio nazionale, aperti all’Europa e al mondo.

1. L’UNICITA’ DELLA PERSONA

Noi, organismi aderenti alla FICT (associazioni, cooperative, ecc.), abbiamo in Progetto Uomo il comune riferimento valoriale e metodologico. Poniamo al centro del nostro operare la persona, considerata come un fine, al cui servizio si vincolano oltre qualsiasi altra esigenza economica, organizzativa e istituzionale, e che accogliamo anzitutto come risorsa, prima che portatrice di problematiche specifiche. Perciò, coerentemente:

a. Riconosciamo, come valore spirituale fondante, “l’alterità”. Siamo convinti che l’uomo è quell’essere che prima di ogni fare o pensare è ordinato e votato all’altro. Egli è strutturalmente in relazione e si realizza se sa “essere per” ed “essere con”. La presenza e il volto dell’altro è il dato originario che precede il singolo e che permette al singolo di ritrovarsi, darsi un’identità e un senso. è l’esistenza dell’altro che chiama ineludibilmente alla responsabilità personale verso la propria e l’altrui vita. Proponiamo, allora, a tutti coloro che usufruiscono e contribuiscono alla nostra attività di sperimentare una relazione decentrata da sé verso l’altro come valore spirituale ed etico sorgivo. Ed è in questa scelta dell’alterità come riferimento assoluto che è possibile la scoperta dell’Altro. In questo senso la visione dell’uomo a cui ci ispiriamo è cristiana. Riteniamo che la ricerca di significato sia un’esigenza primaria di ogni Uomo. Nel disagio, in tutte le sue forme, cogliamo una difficoltà a dare senso al proprio essere ed agire. Perciò i percorsi educativi si propongono di valorizzare la dimensione spirituale come elemento essenziale di maturazione.

b. Scegliamo l’auto-mutuo-aiuto come l’atteggiamento irrinunciabile di ogni intervento educativo e assistenziale, sia personale che di gruppo. Per questo ci impegniamo a costruire relazioni che tendono:

  • a rendere i partecipanti soggetti attivi con la loro storia, i loro bisogni, i loro vissuti, i loro saperi e le loro speranze;
  • a responsabilizzare le persone aiutate nel percorso di cambiamento o di miglioramento della qualità della vita, non accettando giustificazioni deleghe o sostituzioni;
  • ad accogliere senza precondizioni, precomprensioni o preclusioni, attenti a cogliere eventuali aperture al cambiamento o all’assunzione di maggiori responsabilità;
  • ad accompagnare sempre la persona a prescindere dalle sue personali scelte e riaccoglierla creando nuove opportunità;
  • ad accrescere la sua capacità di costruire rapporti positivi e propositivi con il proprio contesto familiare e sociale;
  • a sviluppare le sue competenze lavorative, culturali e sociali;
  • ad avere attenzione al percorso complessivo dell’individuo oltre che ai singoli elementi della sua storia;
  • a considerare, anche nel caso di cronicità, la possibilità di un intervento orientato comunque al miglioramento della qualità della vita.

c. Consideriamo elementi essenziali ed imprescindibili del proprio metodo d’intervento i seguenti atteggiamenti:

  • puntiamo sempre all’attivazione e al raggiungimento delle autonomie possibili da parte delle persone che accogliamo, all’accrescimento delle loro competenze relazionali e al reinserimento nel territorio;
  • riconosciamo preminente il coinvolgimento della famiglia intesa come risorsa da sostenere, promuovere e potenziare;
  • promuoviamo la cultura del “lavoro di comunità” inteso come ambiente educativo che favorisce l’apprendimento sociale in una dimensione di gruppo.

Perciò utilizziamo équipe multidisciplinari dove si integrano le diverse professionalità, evitando la riproposizione dello schema medico-paziente;

  • cogliamo la sfida di avviare esperienze innovative mantenendo le caratteristiche della flessibilità delle risposte e dell’adattamento al bisogno, richiedendo agli operatori capacità di investimento e coinvolgimento;
  • promuoviamo, formiamo e sosteniamo il volontariato. Perseguiamo l’obiettivo di inserirlo in tutte le realtà avviate, tenendo conto della sua specificità, dando ai volontari una definizione precisa del loro compito e riconosciamo loro una funzione strutturale, non semplicemente ausiliaria.

2. LA FICT E LE ISTITUZIONI

Nel definire la propria struttura giuridica e organizzativa, nel costruire i rapporti con le Istituzioni, noi, aderenti alla FICT, ci sforziamo di tradurre gli indirizzi enunciati attenti a:

a. curare la coerenza tra l’impianto valoriale e lo stile organizzativo-gestionale;

b. ricercare la congruenza tra le risorse impiegate e il servizio offerto, vigilando sulla trasparenza economica nei bilanci e la giustizia nei rapporti di lavoro;

c. conservare la distanza da ogni collateralismo politico, puntando ad accrescere la nostra forza con il credito accumulato attraverso la qualità del lavoro e la scelta praticata di promuovere e preservare la qualità del servizio a beneficio dell’utente;

d. lavorare in rete con i Servizi mantenendo la nostra identità e proponendo la nostra cultura dell’intervento per esercitare una funzione di stimolo;

e. costruire un rapporto pubblico e privato che favorisca il passaggio dal Welfare state alla Welfare community. Consideriamo il welfare un sistema di relazioni in cui gli attori sociali presenti sul territorio partecipano a tutti i livelli nell’individuazione dei bisogni e nella predisposizione degli interventi tesi a incidere sulla relazione tra le persone e la creazione di migliori opportunità. In quest’ottica, ci poniamo con pari dignità nei confronti del pubblico, richiedendo l’attivazione di tutti gli strumenti, contrattuali e convenzionali previsti dalla legislazione nazionale ed europea, atti a valorizzare le peculiarità e garantire le risorse necessarie.

Proponiamo così una visione antropologica specifica e una cultura dell’intervento propria. Consci che il collettivo da solo è alienante, ma che anche l’individualità da sola è impoverente, miriamo al superamento di una concezione individualistica dell’uomo. La diversità rappresentata dall’altro, diventa responsabilità per l’altro. Essa esige che ci si lasci chiamare e provocare non solo dal mondo, ma dai mondi in divenire che egli abita. Ognuno di noi è responsabile con l’altro della costruzione di questi mondi. Ci poniamo come soggetti attivi per favorire il passaggio ad uno “stato leggero” dove vengano esercitate le funzioni pubbliche di rilevazione dei bisogni, allocazione delle risorse, verifica dei risultati, in compartecipazione e concertazione con il Privato Sociale. In tale ottica lo Stato dovrebbe rinunciare alla gestione diretta dei Servizi, impegnandosi a promuovere e sostenere le risposte ai problemi che i cittadini organizzano, mettendole in rete.

3. IL TERRITORIO E LA SOCIETA’ CIVILE

a. Consideriamo il territorio come una rete di opportunità per gli utenti e le persone che operano con loro. Costruiamo perciò stabili rapporti di collaborazione con chiunque intenda lavorare sul disagio e sulla promozione dell’agio. Affermiamo l’applicazione rigorosa del principio di sussidiarietà, non ci poniamo in alternativa ad altri, né intendiamo travalicare i campi di competenza, rispettiamo, invece, la funzione e il ruolo di altri Enti ed Istituzioni e miriamo a promuovere l’associazionismo e l’attitudine ad operare in modo integrato.

b. In un sistema territoriale aperto, quale quello presente, emerge sempre più forte l’esigenza di costruire alleanze al fine di promuovere una politica sociale di ampio respiro. La scelta di agire nell’attuale sistema Pubblico-Privato richiama la necessità per ogni Centro di operare in modo sempre più coordinato con le realtà federate presenti sul territorio locale e regionale. Alla FICT ed ai singoli Centri federati spetta il compito di sostenere quelle lobby finalizzate a valorizzare una visione di welfare coerente con i principi espressi con il presente documento base.

c. Collocandoci rigorosamente nell’ambito del non profit svolgiamo un ruolo fondamentale sia nella programmazione gestione delle attività ma ancora di più nella capacità di lettura delle dinamiche territoriali e nella evoluzione e modifica delle situazioni di disagio, promuovendo l’attivazione di servizi innovativi e sperimentali.

d. Per tutto ciò scegliamo un profilo federativo alto, che consenta una maggiore incisività nella condivisione delle risorse, nella partecipazione attiva verso una progettualità a tutela della dignità e della centralità della persona, e che non rinunci mai alla comune appartenenza per essere sempre “profezia” in una società in continua evoluzione.

e. Siamo consapevoli di aver accumulato un patrimonio di saperi specifico e rilevante. Per mantenerlo e svilupparlo è cruciale continuare a formare, motivare e gestire il personale creando senso di appartenenza. Allo scopo intendiamo trasmettere una cultura educativa condivisa che abbia riferimenti scientifici e valoriali comuni in grado di interloquire e di proporre agli altri soggetti del pubblico e del privato sociale.

Intendiamo operare nel territorio per formare reti solidali, arricchire con lo sviluppo del volontariato e dell’associazionismo la società civile, per accrescere la coesione sociale e coniugare sicurezza e solidarietà. Siamo impegnati a costruire una democrazia sostanziale e partecipata, fortemente convinti che per promuovere la cultura della solidarietà è necessario contribuire alla costruzione della giustizia sociale.

4. PREVENZIONE

a. Siamo convinti, operando sul disagio, che occorre anzitutto promuovere l’agio. Abbiamo attuato perciò un approccio preventivo di tipo promozionale che implica lo sviluppo delle competenze dei soggetti e un impegno per il cambiamento sociale e la creazione di un “ambiente preventivo”.

b. Puntiamo con gli “interventi che attuiamo” a creare condizioni idonee per consentire a chi cresce di assolvere in modo soddisfacente i propri bisogni di sviluppo, a rinforzare i fattori di protezione e indebolire i fattori di rischio. Per questo operiamo principalmente con le famiglie, la scuola, le associazioni del tempo libero, ecc.. per incidere sul contesto sociale promuovendo in particolare la qualità delle relazioni e l’auto-mutuo-aiuto.

c. Riserviamo una particolare attenzione alla famiglia, coinvolgendola quale risorsa, dove è possibile; sostenendola dove è presente una fragilità, considerandola comunque un elemento fondamentale del proprio intervento e riaffermandone il valore quale prima agenzia educativa.

d. Miriamo ad una visione complessiva del nostro agire e lavoriamo fortemente in rete con le forze che operano sul territorio. Allo scopo collaboriamo nell’elaborazione e la realizzazione di politiche giovanili adeguate.

e. Promuoviamo e contribuiamo a realizzare politiche “con” e “per” i giovani, considerati sempre risorsa e non oggetti di intervento o target di consumo. In tal senso ci proponiamo come interlocutore verso le istituzioni e gli enti territoriali per la programmazione delle politiche “con” e “per” i giovani e, attraverso i nostri Centri, come Ente attuatore di servizi e attività specifiche volte a favorire la cittadinanza attiva ed il protagonismo positivo.

f. In questo contesto un’importanza rilevante assumono i progetti di servizi civile volontario che mirino ad avvicinare i giovani al mondo del disagio e dell’emarginazione favorendo occasioni formative, di crescita, di protagonismo e di impegno sociale.

La FICT, operando sul disagio, è consapevole della necessità di un’azione preventiva volta alla promozione del ben-essere. Poiché tale azione non vuole essere semplicemente suppletiva, essa non può essere disgiunta da un’azione politica tesa a richiedere il superamento di quegli squilibri sociali tipici del nostro tempo.

5. FORMAZIONE

a. La formazione è lo strumento essenziale per alimentare e trasmettere lo specifico del nostro impegno educativo che è “il lavoro di comunità”. Questo approccio richiede di saper operare con i nostri utenti non solo a livello individuale e di gruppo, ma anche tenendo conto delle dinamiche e degli elementi propri della vita di comunità: l’apprendimento sociale, il processo decisionale partecipato, l’auto aiuto e la responsabilizzazione dell’utente al proprio ed all’altrui processo educativo

b. L ’Istituto Progetto Uomo assolve a questa esigenza, assicurando anche la formazione sul lavoro, lì dove la formazione accademica classica da sola non può fornire tutti gli elementi necessari per lavorare in un contesto comunitario e di rapporto con l’esterno. Inoltre, si assume il compito di far interloquire i Centri per evolvere approcci e metodologie in rapporto alla maturazione dell’esperienza e ai cambiamenti del bisogno continuamente in atto. In modo particolare, sostiene all’interno dei singoli Centri i processi di “formazione permanente” tesi alla interiorizzazione dei valori e dei contenuti metodologici di Progetto Uomo. è uno strumento privilegiato di comunicazione e confronto della nostra cultura all’esterno e con le altre realtà formative.

“La nostra Federazione, i nostri Centri sono la storia di un “molo” che diventa un “porto” in cui anime ferite approdano, per poter trovare rifugio, ritrovare forza, rifocillarsi, accarezzando ed afferrando la speranza, per poi ripartire. Luoghi del cuore. Porti che fanno sentire a tutti il bisogno di terraferma, ma che rendono irresistibile il richiamo del mare. E prendere il largo, sempre. Per essere non solo accanto ai poveri, ma dalla parte degli ultimi, sempre! Perché l’amore non è mai neutrale,è esigente ed implacabile. Dà la vita per la verità, e la verità è l’Uomo.”

"Partiamo dal presupposto che nessuno è irrecuperabile e che ogni uomo è sempre portatore di enormi potenzialità. Occorre partire da questo per predisporre qualsiasi piano di contrasto alle dipendenze che possa avere un’efficacia reale e misurabile."

"La scelta di una presa in carico totale della persona e non solo del suo problema, di una condivisione non asettica delle sue sofferenze ma anche di una valorizzazione reale dei suoi talenti, possibile solo con un percorso comune, fedeli alla scelta di specchiarsi nell'altro, come recita la nostra filosofia, anche quando lo specchio è incrinato o deformante."